Perché siamo eccellenza solo quando fa comodo agli altri?
This 2010 photo made available Saturday, Jan. 18, 2014, shows an aereal view of the Gioia Tauro port, Italy. Italian officials say the southern Italian port will be the site for the transfer of a shipment of chemical weapons materials from Syria to a U.S. ship. Transport Minister Maurizio Lupi identified the port in a joint meeting of the parliamentary foreign affairs commissions. The raw materials for poison gas and nerve agents currently are on board a Danish ship, and Italy has agreed to serve as the transfer port to a U.S. ship. Lupi said a total of 60 containers of the material would be transferred ship-to-ship at the port in Calabria, near the toe of the Italian boot, and none would be brought to shore. (AP Photo/Adriana Sapone)

Perché siamo eccellenza solo quando fa comodo agli altri?

Dice: si fa presto a dare torto a Maurizio Gasparri. Se lui afferma qualcosa, tu sostieni il contrario e quasi certamente avrai ragione. Dice: si fa presto a parlare a 654 chilometri di distanza. Perché per l’appunto tanti sono i chilometri che separano la mia scrivania dal porto di Gioia Tauro, dove nei prossimi giorni dovrebbero approdare le navi con a bordo i componenti dell’arsenale chimico di Bashar Assad. Dice: ma che ne sai tu, che non sei né chimico, né esperto di tecnica militare né tantomeno di materia portuale? E anche in questo caso dovrei incassare e starmi zitto.

Ma, fatte queste debite premesse, mi permetto ugualmente di esprimere il mio pensiero su questo argomento: ha ragione Emma Bonino quando afferma che un paese serio, quando sostiene una posizione in politica internazionale – contro la guerra in Siria, in questo caso – se ne assume fino in fondo la responsabilità. E se dunque gli Stati Uniti renderanno innocua la materia chimica a bordo di una propria nave da guerra dislocata in acque internazionali; se la Danimarca trasporterà questi elementi fino alla nave da guerra americana; se la Germania provvederà a smaltire e riciclare i residui chimici della “sterilizzazione” americana, non si capisce per quale motivo l’Italia non dovrebbe fare la sua parte.

I tecnici e le istituzioni assicurano che non c’è alcuna differenza con analoghe operazioni che vengono quotidianamente effettuate in quell’impianto a scopo commerciale. E assicurano che il porto di Gioia Tauro è perfettamente in grado di gestire in sicurezza le operazioni di trasbordo. Capisco le preoccupazioni dei cittadini e dei lavoratori della zona, e hanno ragione quando chiedono perché la loro “eccellenza” sia sbandierata in questa occasione e non quando si discute di investimenti e opportunità. Ma queste considerazioni non possono oscurare un dato essenziale: se non recupera un minimo di prestigio nel Mediterraneo, l’Italia è destinata a scomparire dalla geopolitica del nostro secolo.

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