Andre Robinson: andare in galera per un calcio a un gatto?

Andre Robinson: andare in galera per un calcio a un gatto?

Si può punire chi sbaglia senza ‘buttare la chiave’? La settimana scorsa un video ha scosso gli Stati Uniti e il mondo intero. Andre Robinson, un ragazzo nero di 21 anni, nato e cresciuto in un’area degradata di Brooklyn, gioca con un gattino. Il povero micio si avvicina trotterellando e, pronto a farsi accarezzare, ecco che il giovane gli sferra un calcio tremendo che lo fa volare di alcuni metri oltre una siepe. Non contento, Andre improvvisa una piccola danza macabra a beneficio dell’amico al videotelefono. Dinamica ormai tristemente nota, purtroppo.

A distanza di giorni, sappiamo che per fortuna il gattino ha ricevuto le cure necessarie e sta bene, mentre Robinson è stato arrestato per violenza sugli animali, con la soddisfazione delle associazioni animaliste che negli Usa sono particolarmente agguerrite. La notizia ha scatenato un’enorme polemica negli Stati Uniti, ancora sconvolti dall’uccisione di Michael Brown a Ferguson, Missouri. Il giovane di 18 anni è morto in agosto per mano di un agente della polizia locale, e questa tragedia innescò lunghe proteste anche violente.

Senza contare che – sembra incredibile – negli Usa si è nuovamente costretti a reclamare il diritto di voto per i neri, minacciato in una serie di proposte di legge che rendono più complicato l’esercizio di questa prerogativa per le minoranze disagiate, in primis quella afroamericana. Dunque il tono della polemica era il seguente: è più giusto difendere la dignità degli animali o la vita di un giovanissimo cresciuto in un ambiente difficile che ha fatto un errore? Diffidando delle risposte tranchantes – quelle, per intenderci, alla Chiara Geloni. Ecco due riflessioni:

1)Tengo moltissimo alla tutela degli animali, argomento che interessa a pochi. Per questo sono diffidente. Mi stupisce che proprio in un caso come questo si invochi con tanta convinzione il ‘contesto sociale’ del povero Robinson.

2) Ammettiamo pure che in effetti si debba prima comprendere e poi giudicare. Che non vuole dire giustificare. Non è questa un’occasione per riflettere sul concetto di pena e su ciò che in Italia definiremmo ‘pena alternativa’? Il giovane Andre ha compiuto un atto grave, amplificando la sua bravata con un video virale e mostrando la sua inconsapevolezza (pericolosa). Come punirlo? Come rieducarlo?

Io spero che il tribunale possa punirlo severamente, obbligandolo non a stare in un carcere ma a prestare il suo (lungo) servizio in un luogo dove possa aiutare gli animali. E magari anche se stesso.

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