Olimpiadi 2024? Roma ce la può fare
LONDON, ENGLAND - MAY 13: The Olympic rings are seen at Olympic Park as it is announced that Dame Tessa Jowell has died on May 13, 2018 in London, England. Tessa Jowell was a former Labour party cabinet minister and was instrumental in the campaign to bring the Olympic Games to London. She was also known for her work on Sure Start, a flagship scheme to support children in the early years and her later campaigning on cancer research. She was diagnosed with a brain tumor in May 2017. (Photo by Chris J Ratcliffe/Getty Images)

Olimpiadi 2024? Roma ce la può fare

Roma fa bene a concorrere per le Olimpiadi del 2024. Dice, sì, ma perché? E soprattutto come?

Tutti ricordano che soltanto due anni fa Mario Monti, allora presidente del Consiglio, bloccò la candidatura di Roma ai Giochi precedenti, sostenendo che la città non fosse in grado di gestire una sfida simile né stesse dando in generale buona prova di sé. A leggere le cronache di questi giorni, pare che il tempo non abbia cambiato verso alle cose. Ciò detto, quel momento si sostanziò in una scena indimenticabile nei corridoi romani: Monti, ancora all’apice del successo, lasciò per ore in anticamera Gianni Alemanno e Gianni Petrucci, all’epoca dei fatti sindaco di Roma e presidente del Coni. L’istantanea, fortemente iconica, se non è vera è ben trovata.

Oggi ci sono parecchie differenze: Matteo Renzi è a Palazzo Chigi e sembra poterci rimanere a lungo, Petrucci è stato sostituito da Giovanni Malagò. I nuovi leader sono favorevoli all’ipotesi, attendono che il Comitato Olimpico internazionale pubblichi le nuove regole di selezione, e affermano che non esistono per l’Italia sfide insostenibili. Per evitare di essere ingenerosi con Monti possiamo dire che i tempi sono cambiati: quella era l’epoca del rigore e dei tagli, grazie alla quale l’attuale governo – insieme a tutti noi – spera di poter produrre una fase di crescita. Non che la situazione sia rosea, ma ci si augura che i primi segnali di ripresa economica possano scorgersi nella primavera 2015.

In ogni caso – lo abbiamo scritto più volte – a essere cambiata completamente è la bussola della retorica pubblica: quella di Monti tutta improntata alla responsabilità, quella di Renzi incentrata sulla speranza.

Anche a Roma serve questa speranza.

Certamente la città attraversa una fase molto difficile, e sarebbe persino banale sostenere che tanti soldi servirebbero prima alle periferie, alla manutenzione stradale o al sistema del trasporto pubblico. Ma le città non funzionano come tanti dipartimenti affiancati l’uno all’altra. Non si può ragionare per compartimenti stagni. Le grandi città metropolitane hanno bisogno di eventi, di grandi eventi, per catalizzare l’attenzione dei turisti nel mondo, soprattutto quella dei nuovi turisti (cinesi, indiani, brasiliani, ecc.).

Le Olimpiadi sono una perdita secca in termini economici, ma possono essere uno straordinario volano di sviluppo. Possono essere l’occasione per mettere mano a tanti guai della città, possono incrementarne le infrastrutture enormemente carenti, possono portare a Roma milioni di turisti che vedranno la città per un mese sugli schermi televisivi.

Senza trascurare l’apporto necessario dei privati. Come dimostra il progetto del nuovo stadio della Roma, investimenti simili non sono più immaginabili senza una solida partnership con gli imprenditori. E, a proposito di stadio, i prossimi anni saranno un bel banco di prova per la città: si riuscirà a costruire l’opera in tempi ragionevoli e senza pregiudicare il bene pubblico, cioè le infrastrutture complementari utili ai cittadini?

I tempi sono cambiati da Atene 2004 e bisognerà stare attenti a non fare il passo più lungo della gamba. Ma è giusto provarci. Se il progetto olimpico sarà sostenibile e lungimirante – e gli affari saranno gestiti con trasparenza e legalità – se ne avvantaggerà tutta la città, compresi i quadranti più svantaggiati.

In questi giorni sembra una missione impossibile, ma Roma ce la può fare.

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