In memoria di Paolo Rossi, lo studente ucciso dai fascisti

In memoria di Paolo Rossi, lo studente ucciso dai fascisti

C’è una targa, sulla scala di Lettere e Filosofia. Come tutti gli studenti, l’ho osservata tante volte nel corso dei miei studi universitari: distrattamente, tra un esame e l’altro. Eppure a Roma, nel cuore della “Sapienza”, la più grande università d’Europa, cinquanta anni fa si poteva morire per aver distribuito un volantino. Paolo Rossi, studente di Architettura che aveva 19 anni, è il primo morto per mano fascista nel Dopoguerra, due anni prima della rivolta studentesca. Ed è significativo che la targa alla sua memoria fu apposta solamente nel 1993, molti anni dopo l’omicidio: per sette anni, ogni 27 aprile, qualcuno vi deponeva un fiore. Dal 2000, di nuovo l’oblio.

Per non dimenticare quel giovane studente democratico e la vicenda complessa della democrazia italiana, alcuni amici di Paolo, insieme a sua sorella Orietta, hanno scritto un testo estremamente asciutto, convocando un presidio silenzioso per il prossimo 27 aprile, cinquantesimo anniversario di quella violenza. Recita così:PUBBLICITÀ 

Il 27 aprile 1966 Paolo Rossi, studente di architettura di 19 anni, veniva aggredito e picchiato brutalmente da un gruppo di fascisti davanti alla Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma mentre distribuiva volantini in occasione delle elezioni per il rinnovo degli organismi rappresentativi studenteschi. Le operazioni di voto si stavano svolgendo tra tensioni e incidenti perché le organizzazioni democratiche come Ugi e Intesa cercavano di contendere alla destra il governo dell’Università romana. Qui dominava un clima di intimidazioni e di violenze perpetrate contro studenti e docenti democratici in un Ateneo tradizionalmente feudo delle destre. L’azione squadristica contro Paolo Rossi avviene sotto lo sguardo indifferente e complice della polizia, autorizzata dal Rettore ad entrare nella città universitaria; il giovane studente, stordito dalle percosse, cade dal muretto della scalinata e muore all’ospedale. La sera stessa, quando si diffonde la notizia della sua morte, la Facoltà di Lettere viene occupata spontaneamente dagli studenti, che hanno la solidarietà di molti docenti: la polizia interviene però subito sgombrando l’Ateneo. L’assemblea che si svolge il giorno dopo vede l’adesione di molti deputati della sinistra e di significative personalità dell’antifascismo italiano. Nasce da qui una nuova occupazione che ha come obiettivo le dimissioni del Rettore Ugo Papi e lo scioglimento delle organizzazioni parafasciste di studenti universitari. Nonostante i tentativi di sviare le indagini attribuendo la morte di Paolo a precarie condizioni di salute, due anni dopo, grazie alla tenacia dei famigliari, degli avvocati, dei periti di parte civile e della straordinaria partecipazione di massa, si giunse alla sentenza di “omicidio preterintenzionale contro ignoti. La partecipazione ai suoi funerali il 30 aprile è enorme e in tutto il paese cresce un grande movimento di protesta che si estende anche a giovani fino ad allora estranei alla politica. Il 1966, l’anno della morte di Paolo Rossi e dell’occupazione dell’Università di Roma, rappresenta il vero prologo della rivolta studentesca del 1968. Oggi, a 50 anni di distanza, il rischio di dimenticare e di perdere la consapevolezza della nostra storia, rende necessario ricordare non solo quel giovane studente di Architettura ucciso dai fascisti ma anche il percorso difficile della democrazia italiana.

Ha ancora senso occuparsi di vicende che paiono così lontane, di categorie che oggi rischiano di apparire sbiadite? A poche ore dalla Festa della Liberazione – spesso preda di strumentalizzazioni e semplificazioni – ci pare importante ribadire il ruolo della Memoria in una società sempre più frenetica, meno usa a ragionare sulla propria identità collettiva. Non c’è futuro senza la consapevolezza della propria storia; e anche se le ingiustizie non si ripetono mai uguali a se stesse, è difficile immaginare che senza memoria si possa costruire una società più giusta, più democratica, più capace di reagire alle ingiustizie.

L’appello prosegue dunque con la convocazione mercoledì 27 aprile 2016 dalle ore 14. I suoi amici di allora e di oggi invitano quanti credono nei valori intramontabili della democrazia e dell’antifascismo a un presidio silenzioso intorno alla scalinata della Facolatà di Lettere e a un incontro all’interno della stessa facoltà. Filmati, fotografie e canzoni accompagneranno le testimonianze e gli interventi storico-critici di due generazioni a confronto: quella che ha condiviso quella storia e quella che riflette oggi in una situazione politica completamente diversa. Fino al 2000, ogni 27 aprile qualcuno deponeva un fiore davanti alla targa che ricorda Paolo Rossi. Da allora è subentrato il silenzio e l’oblio. Invitiamo ognuno a portare un fiore al presidio per trasformare un luogo negletto e inconsapevole in un tripudio di solidarietà, partecipazione e affetto.

È importante esserci.

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