Il mio cammino per il Sì al referendum

Il mio cammino per il Sì al referendum

Ieri la prima tappa, gli scarponi, lo zaino eccetera. Parto da Ivrea. Sabato a Torino, al mercato. Se non sapessi che non bisogna fidarsi solo delle sensazioni che comunica la vita, avrei la tentazione di dire che il Sì è in vantaggio. C’erano tante persone al mercato. Molte mi davano ragione, apprezzavano il mio sforzo. Concordavano sulla battaglia, loro e mia. La nostra come italiani. Erano sinceri? Non posso esserne sicuro. Mi piace pensare che quel trasporto non sia di facciata.

So però che scambiare il proprio angolo di visuale per la totalità è sempre un pericolo, e dunque rimango con i piedi per terra. Incontrare 10 persone e scoprire che tutti voteranno Sì fa piacere ma può essere un caso o può esser legato all’area geografica. Sono solo alla prima tappa di un viaggio in tutta l’Italia.

Ho parlato delle nostre ragioni sabato sera a Eataly con Luciano Violante: l’ho trovato autorevole, brillante e lucidissimo. Si comincia davvero: strada, nebbia e pioggia; ieri è cominciato il cammino: paesi, case e campagna. Da Ivrea a Biella. Dal luogo delle macchine per scrivere divenute computer, al luogo del tessile. Anni, decenni di splendore e poi di crisi, e tentativi spesso vani di rilancio. Cammino per chilometri, temo mi prendano in giro, mi chiamano il Forrest Gump del referendum. Anche se in realtà ne sono felice, perché come lui apprezzerò la compagnia, la voglia di chi vorrà essere con me sulla via.

Lo zaino pesa, ma lo sento poco, sarà l’emozione dell’avvio. Gli scarponi funzionano. Mi sembra di non essere stanco. La nebbia entra a pieni polmoni con il respiro. è solo la prima tappa. Cammino, penso e guardo la natura. Mi piacciono i contorni della cose, silenziosi e austeri. Passa qualche macchina veloce. Come cambia la percezione del tempo e della fretta, quando si cambia prospettiva. Vado. Qualcuno mi dice che tanto vince il No. Io rispondo: non è vero, siamo in rimonta. Qualcuno mi dice ma chi te lo fa fare. Io rispondo che non voglio lamentarmi tra trent’anni di cose che potevo cambiare trent’anni prima. Cammino.

Le campagne, il panorama, lo sforzo, mi convincono della giustezza di una scelta fuori dall’usuale. Vedo Biella che si avvicina. Ora la stanchezza si presenta improvvisa. Non invadente, per la verità. Sarà che è solo l’inizio. Ce n’est qu’un début.

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