Piccole idee contro la corruzione

Piccole idee contro la corruzione

Il mio primo ricordo di un evento pubblico è Tangentopoli. Qualcuno più grande di me penserà allo spavento causato dal rapimento Moro o, tra i meno giovani, allo sconforto per il naufragio dell’Andrea Doria. Per me – potrei persino azzardare, per la mia generazione – l’eroe più antico al di là dei miei genitori furono i giudici del pool di Milano. Singolare, in fondo.

Era un sabato mattina e passeggiavo con mio padre in piazza Farnese, a Roma, proprio dove in queste giorni giacciono i fiori per ricordare le vittime di Parigi. Gli domandai a bruciapelo cosa fosse Tangentopoli e lui mi deve aver risposto esaltando il coraggio dei magistrati anti corruzione. Solo in seguito l’analisi di questa fase storica si sarebbe resa più articolata e contraddittoria. Basta, non ricordo altro di quella conversazione. Avrò avuto otto anni.

Ho ripensato a tutto questo pochi giorni fa, quando mi hanno invitato a intervenire in un seminario su legalità e anti corruzione. Dopo lo stupore iniziale per un argomento di cui non mi sono mai occupato, ho riflettuto che forse per noi, nati nei primi anni Ottanta, interessarsi alla corruzione è obbligatorio. È stata lei la vera protagonista della narrazione pubblica in Italia negli ultimi venti anni, più di Berlusconi o di Romano Prodi. Come un fiume carsico pronto a riemergere a ogni grande evento, in ogni città importante, in tutte le forze politiche, facendosi beffe delle normative anti corruzione, di quelle sulla trasparenza e delle varie Agenzie appositamente costituite. E siccome non possiamo fare finta di niente, mi sono messo a studiare, consultandomi con un bravissimo giovane avvocato appena assunto in Banca d’Italia, Giacomo Roma. Che mi ha fornito un sacco di materiali e di chiavi di lettura.

Insieme abbiamo ragionato sulle possibili direttrici di un impegno su questo fronte, facendo una prima distinzione che mi pare utile: per “lotta alla corruzione” intendiamo ogni azione volta a estirpare il malaffare dalle amministrazioni pubbliche; per “cultura della legalità” si indica invece ogni misura volta a sensibilizzare, educare, promuovere il rispetto della legge nella società nel suo complesso.

Ecco alcuni spunti di riflessione. Per quanto riguarda la lotta alla corruzione, occorre puntare su efficienza e semplificazione. Tutti gli atti amministrativi più a rischio vanno automatizzati e resi tracciabili on-line. Per esempio, il rilascio di autorizzazioni o la riscossione di sanzioni e tributi, come già accade già Milano, con tanto di codice QR (in prospettiva). È necessario rendere effettiva e fruibile la trasparenza: sulla rete si devono pubblicare dati aggregati e infografiche con le entrate e le uscite dei diversi dipartimenti. Le tabelle di 250 pagine con milioni di dati illeggibili al cittadino non servono a nulla! Bisogna rafforzare per davvero la competenza: la rotazione di dirigenti e funzionari è sacrosanta, ma deve essere applicata con intelligenza, evitando di disperdere il patrimonio di conoscenze che il funzionario ha acquisito nel lavoro precedente. Per esempio, può avere un senso lo scambio tra dirigenti di uno stesso settore tra un Comune e l’altro oppure tra Municipi, mentre è difficile immaginare che il capo dell’Ufficio tecnico possa efficacemente reinventarsi come responsabile dei Servizi sociali. È giusto combattere la corruzione ma anche valorizzare il know-how.

Per cultura della legalità si intende: rispettare le regole per migliorare la propria reputazione. I cittadini possono preferire un negozio all’altro sulla base di questo criterio. In varie realtà hanno sperimentato una sorta di “bollino-legalità” per gli esercizi commerciali che non violano le norme sull’occupazione del suolo pubblico, rispetto della quiete pubblica, ecc. È probabile che un’estensione di pratiche simili conduca a una maggiore di consapevolezza in tutti noi. Rispettare le regole come strumento di buon governo: gli operatori economici possono essere classificati in appositi elenchi, certificati da soggetti esterni, sulla base della storia aziendale. Se in passato hanno rispettato la legislazione sugli appalti, i preventivi e non hanno esagerato con le varianti, possono essere selezionati per le gare successive e per gli appalti futuri. Rispettare le regole come strumento di partecipazione: sono utili gli organismi consultivi, formati dai cittadini e dalle associazioni, a ogni livello di amministrazione, per controllare gli amministratori pubblici e i fornitori. Bisogna sfruttare strumenti già esistenti come l’accesso civico e potenziare il ruolo dei cittadini di fronte alla macchina-burocratica che spesso si trasforma in un Moloch inaccessibile.

Sono forse idee semplici e superficiali, ma per sconfiggere la corruzione serve un fronte ampio, non basta la sapienza degli specialisti.

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