Un’alleanza civica per salvare Roma

Un’alleanza civica per salvare Roma

Si riapre in questi giorni il dibattito sul futuro di Roma. Fallisce Virginia Raggi – nonostante la sua personalissima auto-valutazione – ma non si intravvedono alternative credibili: nell’anno in cui la Sindaca e il suo movimento dimezzano i consensi (sondaggi recenti), il Pd non recupera voti in città. Si ingrossa moderatamente il voto a destra – quella di Mafia Capitale – ma soprattutto dilaga l’astensione, il vero gesto di protesta che i grillini avevano in parte arginato.

Nei giorni scorsi c’è chi ha auspicato l’emergere di un Macron romano. Al di là dei paragoni che rischiano di suonare eccessivi, l’aspetto interessante di questa ipotesi (che è anche analisi che è anche auspicio) è che si concentra sul “come” più che sul “cosa”. Molte e note sono infatti le proposte concrete avanzate per rilanciare la città (rigenerazione urbana, mobilità, assetto istituzionale, sviluppo), senza però chiarire quali siano le gambe su cui farle camminare.

La proposta è dunque questa: costruiamo un’alleanza larga, trasversale ai partiti e alle professioni, che metta insieme cittadini che amano Roma. Professionisti, imprenditori, operatori del sociale, ricercatori, militanti che si rimboccano le maniche e provano a progettare il futuro. La crisi della politica romana non è che lo specchio del declino delle classi dirigenti, ciò che riscontriamo pure nella burocrazia, nell’impresa, nell’università, una crisi che i partiti aggravano con gruppi dirigenti raccogliticci e che si riverbera persino nel management pentastellato, in gran parte non romano.

Una nuova esperienza civica? Sì, se con questo si intendono energie veramente attive nel tessuto cittadino e non sigle dove riciclare personaggi che, poco o tanto, hanno già dato.

Io dico: ci siamo già, e non siamo pochi. Alcune settimane fa con “Roma! Puoi dirlo forte” abbiamo promosso una grande manifestazione in piazza Cavour. Non è che un esempio, ovviamente. Lo spazio pubblico come metro del rilancio di Roma. L’obiettivo di una società più giusta – meno lacerata, meno iniqua, più accogliente – da raggiungere innovando, con un investimento chiaro sulla filiera turistico-culturale e su quella della sostenibilità e rigenerazione urbana.

Sono intervenute centinaia di cittadini, persone che hanno voglia di partecipare ma che non verrebbero mai a un’iniziativa di partito. Sono l’embrione dell’alleanza, o del patto, o della squadra che va costruita.

Proprio oggi il Pd di Roma conclude il suo congresso, il primo dopo Mafia Capitale e dopo tre anni di commissariamento. Ai dirigenti eletti, vanno naturalmente i nostri migliori auguri. Tuttavia, l’assise che avrebbe dovuto testimoniare il rilancio non è stata all’altezza: non nella qualità del dibattito, non nelle modalità semiclandestine del percorso. Un’occasione persa, un congresso che ha ignorato completamente la città, cordialmente ricambiato.

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