Una (piccola) proposta concreta su Roma per Virginia Raggi

Una (piccola) proposta concreta su Roma per Virginia Raggi

La Stazione Termini, a Roma, è per molti aspetti il centro geografico e logistico dell’Italia. Unisce Nord e Sud, è punto di arrivo e partenza di una moltitudine di treni. Del resto, il progetto originario dell’alta velocità, che prevedeva lo spostamento a Tiburtina in quanto binario passante, pare oggi naufragato proprio a causa della resilienza del colosso marmoreo, della sua posizione centrale in città e anche della consuetudine di viaggiatori e pendolari alla vecchia infrastruttura. Se volessimo prendere a prestito una terminologia più accattivante, potremmo affermare che Termini rappresenta uno dei nodi più forti e significativi nella rete delle reti nazionali.

Ciò detto, la stazione è un hub commerciale, dotato anche di una recente raffinata food court, il “Mercato centrale”. Confesso in proposito un’inclinazione personale: mi piace recarmi in stazione anche quando non devo partire, per esempio la domenica mattina. Non abito lontano, compro i giornali e bevo un cappuccino. Forse un po’ bizzarro, non lo nego, ma amo stare tranquillo al contatto con il dinamismo di chi corre via. Da alcuni anni vengono sviluppati i piani superiori: un grande incubatore per imprese e startup innovative in collaborazione con l’università “Luiss” e un parcheggio multipiano che dovrebbe decongestionare l’area dal traffico, oltre a un’altra food court.

In tutto ciò, Termini è anche la vetrina di Roma per chi arriva la prima volta, stranieri o italiani. Penso pure ai molti che dall’aeroporto di Fiumicino approdano in stazione con il treno.

Tutte queste persone ignorano, peraltro, che a circa quattrocento metri dall’ingresso della stazione si trova il complesso delle Terme di Diocleziano, e in particolare la sede del Museo Nazionale Romano. Per essere precisi, una delle quattro sedi insieme con Palazzo Altemps, Palazzo Massimo e Crypta Balbi, oggi gestite dalla nuova direttrice Daniela Porro. Tornando alle Terme, si tratta di una delle più straordinarie strutture museali del mondo, vuoi per la collezione incredibile che vi è esposta, vuoi per l’edificio che la ospita. Un complesso termale che oggi ingloba anche la chiesa rinascimentale di Santa Maria degli Angeli, ma che in origine plasmava un intero quartiere della Roma antica, i cui relitti sono ancora rintracciabili nelle vestigia di via Venti Settembre e via del Viminale. Una dimensione incredibile che pure i romani contemporanei faticano a cogliere.

Da alcuni anni esiste un progetto di ristrutturazione del Museo, di cui per la prima volta mi parlò l’architetto Gianni Bulian. In sintesi, un modo per evitare che i turisti debbano uscire e rientrare dal museo nel corso della visita, scavalcando la via Cernaia, scavata nel mezzo del percorso e oggi assai trafficata. L’ottimo sarebbe la chiusura al traffico dell’arteria, il buono un passaggio pedonale sotterraneo. In ogni caso, un problema già messo a fuoco e che speriamo venga affrontato a breve.

Vorrei però qui porre un’altra questione e lanciare una proposta alla sindaca Virginia Raggi: perché non affrontiamo la questione della no men’s land tra la stazione e il museo, la distesa informe di piazza dei Cinquecento? Oggi vi si trovano gli accessi a due fermate della metro, un enorme capolinea degli autobus, un parcheggio, un paio di corsie per le automobili e un’orribile statua di papa Giovanni Paolo II, cui Termini fu dedicata dopo la morte, senza che i cittadini se ne siano per la verità molto accorti. Può essere questo l’aspetto dello spazio che segna l’entrata a Roma di milioni di turisti e la cerniera con il museo dell’antica Roma?

Perché non promuovere un grande concorso di idee, un brain storming che coinvolga architetti, urbanisti, designer, artisti, city-planner, tecnologi, esperti di dati e smart city, associazioni, università, chi ha già avanzato delle proposte, e che immagini un nuovo progetto per quello che è il cuore pulsante di Roma e, per molti aspetti, di tutto il nostro paese?

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