Tra le novità della legge elettorale con cui ci apprestiamo a votare, il terzo dei parlamentari che verrà eletto nei collegi uninominali. Quei candidati, cioè, che non rappresentano una lista di partito ma l’intera coalizione, e che potrebbero garantire la vittoria dell’uno o dell’altro schieramento. Sono tra questi, nel collegio per la Camera dei Deputati Roma 9 (Ostia e Fiumicino).
Per chi è nato nel 1983 come me, che perciò ha sempre e solo votato alle Politiche con il Porcellum, si tratta di una novità assoluta: per la prima volta conosceremo il nostro eletto, avremo un rapporto con il nostro parlamentare. Per chi fa politica, è un’esperienza entusiasmante: stabilire un contatto vero con le persone e il territorio, assumere l’impegno di dare loro voce nei cinque anni successivi. Per questa ragione, trovo giusto spiegare il mio programma per Ostia come deputato della Repubblica.
Innanzitutto, il collegio dove sono candidato contiene oltre a Ostia tutto il X Municipio di Roma (Castel Porziano, Acilia, Casal Palocco, Axa, Infernetto, Dragona), poi il Comune di Fiumicino con tutte le sue frazioni litoranee, infine alcuni spicchi di periferia romana come Ponte Galeria, Malagrotta e Massimina. Si tratta del collegio più vasto della città metropolitana, un territorio complesso e articolato al suo interno tra aree residenziali e zone più degradate, grandi infrastrutture nazionali e logistiche, porzioni gigantesche di verde metropolitano e siti archeologi preziosi quanto sconosciuti, oltre a tutto il mare cittadino.
Ecco dunque ciò per cui voglio battermi in parlamento:
- Spingere gli enti locali, la Regione Lazio e il Governo a definire un sistema di trasporto pubblico urbano ed extra-urbano che eviti agli abitanti un calvario quotidiano oppure l’isolamento. Penso ai tristemente noti pendolari della Roma-Lido, ma mi riferisco anche agli abitanti di Fiumicino, che non accedono al treno veloce per l’aeroporto, e pure ai lavoratori dello scalo che devono ricorrere alla macchina. Ma ricordo pure i residenti delle nuove “centralità” come Massimina, letteralmente abbandonati dal TPL in un segmento trascurato del tessuto urbano.
- Combattere il dissesto idrogeologico che affligge larghi spicchi dell’entroterra. L’origine spesso paludosa di alcuni quartieri e l’uso dissennato che nei decenni si è fatto del suolo e dei suoi canali ha reso inagibili, pericolanti o pericolose molte abitazioni e interi borghi. Occorre mettere a punto un piano di intervento complessivo, da finanziare anche con le risorse del famoso tavolo per Roma che finora non ha riservato a questa parte di città tutta la dovuta attenzione.
- Progettare un polo culturale e turistico integrato: oggi nessun turista che atterra a Fiumicino si ferma a visitare gli scavi di Ostia antica, il Parco archeologico dei Porti romani, le ville di Maccarese, oppure la pineta di Castel Fusano (ciò che ne è rimasto), la foce del Tevere e la spiaggia di Ostia (dove il mare, sia detto per inciso, è pulito). Occorre una visione alta e interdisciplinare, che coinvolga economisti e archeologi, esperti di mobilità sostenibile e tutori del verde. Anziché intasare sempre il centro di Roma i visitatori potrebbero fermarsi nella zona, muoversi con piste ciclabili come quelle realizzate a Fiumicino dal sindaco Esterino Montino, nuotare a Ostia e scoprire le bellezze antiche, per poi fermarsi a fare un picnic nella pineta prima di prendere il trenino verso il centro di Roma. Una ricaduta notevole di ricchezza per il territorio ma anche una concezione più matura del sistema metropolitano, che non può percepirsi come un centro sovraffollato e un ammasso di periferie-dormitorio.
- Uno sviluppo sostenibile e realistico dell’aeroporto di Fiumicino, che tenga conto di una serie di istanze da tutelare in blocco: sostenere l’aumento di turisti a Roma e dunque favorire lo sviluppo economico della città e del territorio; minimizzare l’impatto acustico e di inquinamento sugli abitanti intorno allo scalo, anche attraverso opere di compensazione (parchi e parchi archeologici); indicare una strada agli agricoltori della zona, che da troppo tempo non possono progettare un futuro perché non sanno che sorte li attende; fornire ai giovani del territorio opportunità crescenti di lavoro di qualità, meno precario e più qualificato.
Sono quattro assi molto concreti, che richiedono impegno prolungato, competenza e coesione tra le istituzioni. Ma siccome la politica è fatta anche di simboli, e negli ultimi anni il racconto mediatico si è concentrato soltanto sulla legalità e sulla lotta alla mafia a Ostia, credo che sia giusto ripartire da qui per concludere il ragionamento. I clan mafiosi che ci sono vanno combattuti e cacciati da Ostia, sull’onda delle battaglie combattute in questi anni da alcune persone coraggiose.
Ma non bisogna dimenticare che Ostia è vissuta da persone normali, che ambiscono a ritrovare una loro serena normalità. Che anzi chiedono più sicurezza. Per questo io prendo altri due impegni, se sarò eletto: stanziare a Ostia più addetti all’ordine pubblico, per migliorare anche la percezione dei cittadini; e infine, provare a portare a Ostia un grande vertice internazionale, come fu per Pratica di Mare nel 2002. Sogno un’inquadratura in mondovisione dagli scavi di Ostia antica, coi grandi del mondo che parlano nella cornice straordinaria costruita dai nostri antenati. Un modo efficace e inappellabile di raccontare al mondo un’area dalle potenzialità infinite, che chi come me conosce non può fare altro che amare.