Se la sinistra dichiara guerra a Milano Marittima

Se la sinistra dichiara guerra a Milano Marittima

Qui stiamo rischiando di cadere in un tranello mortale, proprio nella trappola che Salvini e i suoi complici ci tendono. Stiamo cioè confondendo l’opposizione a Salvini, al suo governo del nulla, alle sue dichiarazioni razziste, alle sue intimidazioni contro la libera informazione, con l’opposizione a pezzi di società che invece, a mio avviso, non dobbiamo permetterci di giudicare, perché non ne abbiamo alcun diritto.

Io – e lo dico chiaramente – non credo in una sinistra che dichiara guerra a Milano Marittima, Rimini e Riccione. Non credo in una sinistra che emana fatwe contro gli aperitivi sulla spiaggia d’estate, che sia sull’Adriatico o sul Tirreno, Eolie comprese. Nemmeno credo in una sinistra che vuole spezzare le reni alle cubiste del Papetee, che magari di sabato sono lì a ballare e il lunedì ricominciano il turno al supermercato tra gli scaffali della frutta e i cartellini delle offerte da rimettere a posto. Sono proprio le cubiste, i baristi, gli eredi di quelli che una volta venivano definiti proletari, degli operai delle fabbriche, di quei poliziotti che tanti anni fa così acutamente aveva difeso Pasolini…

Chi si definisce di sinistra non alcun diritto di deriderli. Non abbiamo il diritto di deridere nessuno solo perché si comporta diversamente da come, forse, faremmo noi: questa non è politica, questo è snobismo, o almeno moralismo!

Stiamo rischiando di commettere un errore colossale: invece di riconquistare, umilmente, interi pezzi di società che abbiamo perduto, saliamo su un palco e cominciamo a giudicarli, e a distribuire pagelle ai cittadini, dall’alto di una nostra presunta, elitaria, superiorità.

Poi ci guardiamo, ci diamo di gomito, ci compiaciamo di quanto siamo colti, intelligenti, eleganti. Chissà se poi lo siamo davvero. Il problema, però, è che ogni giorno siamo sempre di meno: dettaglio non trascurabile in democrazia.

Mi si scusi la franchezza, ma io credo in una sinistra popolare, che si occupa di convincere la gente: non di giudicarla.

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