Insistiamo sulla scuola, e questa volta diventiamo operativi. L’Osservatorio di Roma! Puoi Dirlo Forte aveva commissionato una ricerca all’Istituto Piepoli sullo stato delle scuole romane, e il 26 settembre la aveva presentata alla Camera dei Deputati. La ricerca si concentrava, in primo luogo, sulla percezione che genitori e studenti hanno delle loro scuole. Ne emergeva una fotografia in chiaro scuro, dalla quale appariva chiaro un punto: in una città che declina e nella quale aumenta la fatica del vivere delle persone, la scuola è un’istituzione “àncora”, alla quale aggrapparsi, centrale per famiglie e comunità.
Un presidio istituzionale e popolare, al quale però mancano tutti gli strumenti necessari per svolgere appieno – e con serenità – la sua funzione: educativa, di apprendimento alla cittadinanza e alla convivenza, di crescita collettiva e individuale (e a volte si devono affrontare problemi strutturali serissimi, a partire dalla manutenzione degli edifici). Per questo, grazie al sostegno economico di Enterprise – azienda romana leader nell’innovazione tecnologica in ambito bancario – abbiamo deciso di investire nelle capacità di studenti, genitori, professori, dirigenti scolastici e personale amministrativo.
Abbiamo immaginato un concorso nel quale si chiederà ai partecipanti di progettare un intervento per la propria scuola; il migliore, o i migliori, saranno premiati fino a un massimo di venti mila euro complessivi. A selezionare il progetto sarà una giuria di cinque persone: Marisa Casale, Amministratrice Delegata di Enterprise; don Francesco De Franco, parroco di Santa Maria Madre del Redentore, a Tor Bella Monaca; Ernesto Menicucci, responsabile della cronaca di Roma de “Il Messaggero”; Enrico Montesano e, infine, chi scrive. I progetti potranno essere presentati dal 1 novembre 2019 al 31 marzo 2020, attraverso il sito www.romasiprogettaascuola.it.
Questo risolverà i problemi delle scuole di Roma? Ovviamente no. La nostra iniziativa è una goccia nel mare, non sostituisce la fondamentale necessità di investimenti pubblici di carattere strutturale e permanente, non cambia i destini dell’universo. Però ci serve a dire una cosa: se c’è un luogo dove mettere le mani, i soldi, le energie, la competenza, sul quale aprire una campagna o una battaglia… questo è la scuola.
L’appello a “Trasformare le scuole nel quartier generale della rigenerazione urbana” che scrissi nemmeno due mesi fa serviva a dire questo: dei tanti, tantissimi interventi che mancano a questo Paese e alla nostra città, quello sulla scuola è il primo che permetterebbe l’inverarsi dell’articolo 3 della Costituzione: “(…) è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini (…)”.
Il nostro concorso è un appello, un richiamo, un grido, un modo per accendere una luce perché dobbiamo fare tre cose: 1) individuare leve reali per sostenere le comunità territoriali: una di queste è la scuola; 2) attivare le energie che vi sono al suo interno, perché le comunità romane, frammentate ma vitali, hanno competenze e idee per migliorare se stesse e il loro ambiente di riferimento; 3) ascoltare il più possibile la voce e le idee che emergeranno da questo confronto con il mondo della scuola romano, per raccontare meglio cosa è Roma e chi sono i romani.
In queste settimane girerò la città per presentare il concorso e il progetto al maggior numero di persone e di scuole possibili; spero, grazie a questo viaggio, di poter restituire alla città e alle persone che incontrerò un racconto – credo inaspettato: Roma è una città che nasconde molte delle cose che accadono sotto il suo cielo… – della vitalità e delle idee delle comunità umane che vivono nel mondo della scuola e del suo territorio. Credo non si tratterà semplicemente di una selezione per un premio: sarà uno scambio di saperi, idee ed energia.
Gli studenti, i genitori, gli insegnanti, i presidi… già oggi suppliscono alle mancanze strutturali della scuola pubblica inventando progetti e percorsi, sostituendosi e diventando l’istituzione stessa. Questa attitudine va premiata, ma va anche lanciato un “grido”: nella normalità la scuola deve essere la punta di diamante della sperimentazione sociale e culturale del nostro Paese, il luogo dell’inclusione e della crescita dei cittadini; il luogo che serve a pavimentare la strada della giustizia sociale e dell’uguaglianza realizzata.
Saranno per noi criteri di valutazione l’interazione con il territorio e le sue rappresentanze pubbliche e associazionistiche; le soluzioni innovative per la sostenibilità ambientale; la manutenzione del plessi scolastici e le soluzioni urbanistiche più moderne… Vogliamo premiare capacità e idee, ma accendere questa luce è soprattutto un invito a tenere i fari sempre puntati su scuola e territorio.